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IL "CORPO" DEGLI ALPINI e la DONNA delle pulizie
di Shoganai65
14.01.2022 |
7.203 |
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"Restava lì sull'uscio e non sapeva cosa fare..."
All'epoca, quando la naja era ancora obbligatoria, prestavo servizio come sergente istruttore presso una caserma dell'alto Friuli. Con me c'era anche Paolo addetto alla logistica. Facevamo sempre coppia sia durante il servizio che nelle ore di libera uscita. Avevamo le stesse passioni: la montagna, lo sci, il buon vino e la figa... Vista la moltitudine di giovani militari arrapati sempre a caccia di avventure, le poche ragazze carine che c'erano in zona venivano praticamente sequestrate dai genitori. Io e Paolo ci salvavamo ogni tanto abordando qualche austriaca di passaggio ed un paio di casalinghe separate e vogliose, mentre gli sfigati che erano disposto a pagare, avevano a disposizione alcune puttane che frequentavano un localaccio sul confine.
Vi risparmierei di raccontarvi com'era la vita in caserma se non fosse che un giorno, oserei dire fortunato, giunse una circolare dal Ministero della Difesa a dir poco rivoluzionaria. "A far data dal 1 dicembre le pulizie delle aree comuni e delle toilette sarebbero state date in appalto ad una cooperativa di servizi esterna".
Era una splendida notizia: non sarebbe più toccato a noi e ai najoni pulire mensa e sala ufficiali ma soprattutto docce e cessi. E vi lascio solo immaginare come erano i cessi di una caserma con decine di ragazzi arrapati e pronti a segarsi a tutte le ore del giorno e della notte.
Eravamo tutti curiosi di vedere a chi sarebbe toccato dal primo dicembre l'ingrato compito di ripulire i fiotti di sperma secco dalle pareti, dalle porte e dai piatti delle docce.
Si presentarono a bordo di un furgoncino: un uomo, il titolare della cooperativa, e tre donne. Io e Paolo avevamo fatto in modo di farci trovare all'ingresso in modo da poter valutare per primi la merce.
Con uno sguardo d'intesa stabilimmo subito che due di loro erano proprio inchiavabili ma che avremmo potuto concentrarci sulla terza: una moretta riccia, non troppo alta, belle tette, un culo ancora sodo messo in risalto dai leggings neri, sui 40 anni (quindi 20 anni più di noi), con un viso simpatico, due labbra da pompini e uno sguardo da troia.
Io e Paolo ci presentammo, facemmo gli onori di casa, mostrammo le aree di loro competenza dandogli le consegne, e infine le accompagnammo nella stanza che era stata adibita a spogliatoio.
Durante quel breve giro di presentazione eravamo riusciti a scoprire che la morettina a cui eravamo interessati si chiamava Carmen ed aveva un forte accento meridionale (le altre due invece non mi ricordo neppure come si chiamassero). Si era trasferita dalla Calabria in Friuli vent'anni prima per amore di un ragazzo del posto con cui però si era separata da oltre 5 anni. Adesso viveva da sola in un appartamentino non distante dalla caserma, con un bel gattone di nome Leo.
"Se uno più uno fa due" ci dicemmo io e Paolo, " la somma di queste informazioni ci dà un unico risultato: Carmen ha bisogno e voglia di un gran cazzo, meglio due, che la scopino a martello per recuperare il tempo perduto!"
E noi eravamo lì per soddisfarla!!!
Nei giorni seguenti cercavamo delle banali scuse per andare a vedere come procedevano i lavori. Per non destare sospetti passavamo a controllare anche le altre due colleghe di Carmen ma era con lei che ci soffermavamo più a lungo. Era simpatica, pronta alla battuta e allo scherzo, ben navigata e ogni giorno più seducente. Arrivava in caserma con scollature sempre più generose nonostante fosse inverno. Quando indossava il grembiule da lavoro lo lasciava maliziosamente sbottonato per agevolare la nostra vista sul suo bel balcone. Se si doveva accucciare per raccogliere la polvere faceva in modo che si vedesse che sotto i leggings indossava uno striminzito perizoma di pizzo a volte rosso, a volte bianco o nero.
Questo suo comportamento non faceva che aizzare le nostre voglie e confermare il primo giudizio che ci eravamo fatti io e Paolo:
"Carmen aveva bisogno e voglia di un gran cazzo, meglio due, che la scopino a martello per recuperare il tempo perduto!"...
E non c'era più tempo da perdere, dovevamo rompere gli indugi.
L'occasione propizia giunse la settimana prima di Natale. In caserma erano stati acquistate diverse confezioni di spumante e panettone da regalare alle famiglie degli ufficiali. Paolo essendo responsabile della logistica era riuscito, con la complicità di un maresciallo, ad imboscarne un paio. Decidemmo che una ce la saremmo tenuta per noi e l'altra avremmo potuto portarla direttamente noi a casa di Carmen per farle gli auguri.
Trovare il suo indirizzo esatto fu semplice. Avremmo potuto anche chiederlo direttamente a lei ma preferivamo l'effetto sorpresa.
E per fare ancora più colpo decidemmo di presentarci vestiti in alta uniforme, con tanto di cappello d'alpino.
La sera della vigilia eravamo carichi a mille e belli come il sole. Suonammo al campanello di casa sua alle 18.00 in punto. Nascondemmo i nostri visi dietro la confezione regalo.
Quando venne ad aprire restò un attimo interdetta, non capì al volo la situazione, non se l'aspettava proprio.
"Sorpresa!!! Tanti auguri Carmen! Buon Natale!!! Siamo venuti ufficialmente a ringraziarti per il lavoro che stai facendo in caserma ed per augurarti buone feste!" le dicemmo io e Piero all'unisono.
Ancora un po' e le veniva un colpo.
Si mise a ridere e quasi a piangere dalla gioia. Restava lì sull'uscio e non sapeva cosa fare.
"Ci fai entrare almeno?" le chiese Paolo sorridendo.
"Ma certo ragazzi, accomodatevi... Scusatemi è solo che non vi aspettavo, non aspettavo nessuno... Ma che gioia vedervi! Mi avete fanno una sorpresa incredibile... Ma cosa vi è saltato in mente... Siete due tesori. Venite che vi bacio".
Aveva detto tutto così spontaneamente e velocemente che quando ci si avvicinò per darci un bacio di ringraziamento eravamo ancora in piedi. Si alzò sulla punta dei piedi per darmi un bacio sulla guancia ma così facendo fini per strusciarmi le sue belle tette addosso. Conseguenza: il mio uccello si mise subito sull'attenti e lei ne avvertì il calibro. Stessa cosa quando si voltò per ringraziare anche Paolo che si trovava proprio di fronte a me. Carmen adesso era in mezzo tra noi due, entrambi col cazzo che spingeva sotto l'uniforme.
"Come posso ringraziarvi per questa gentilezza?" chiese sorniona.
"Noi un paio di idee ce l'avremmo... Non sappiamo se tu sei d'accordo" le risposi.
"E allora vediamole queste idee... C'è sempre bisogno di idee nuove, forti, giovani" disse cogliendo al volo la mia allusione e iniziando ad accarezzare i nostri membri sopra la divisa.
Non ci eravamo sbagliati, Carmen era sveglia, super vogliosa e la serata si prospettava elettrizzante e porca.
Io cominciai a baciarle il collo a destra, mentre Paolo si prese subito cura delle sue tette. Lei nel mezzo si lasciava fare. Sospirata, gemeva, stringeva con le mani i nostri cazzi desiderosi di fare la sua conoscenza.
A un certo punto, già senza camicetta e con il reggiseno slacciato, si girò verso Paolo e baciandolo con trasporto gli abbassò la cerniera dei pantaloni e gli tirò fuori l'uccello grosso e duro. Si inginocchiò per prenderlo in bocca ed iniziò a succhiarlo coprendolo di baci e saliva. Nel frattempo anch'io liberai il mio gallo e glielo porsi mettendomi al fianco di Paolo. Lei sembrò gradire molto. Inizio' a passare da un cazzo all'altro senza fermarsi a respirare. Mentre pompava uno segava con una mano l'altro e poi invertiva i ruoli.
"Che bei cazzi avete, che voglia di prenderli tutti..."
Dopo un po' l'alzammo, le sfilammo i leggings ed il perizoma oramai fradicio, e la sdraiammo direttamente sul tavolo della cucina. Io mi posizionai davanti la sua figa bagnata e cominciai a leccargliela di gusto. Paolo al capo opposto le aveva riempito nuovamente la bocca dandole le palle da ciucciare e le stuzzicava e pizzicava i capezzoli e le tette, procurandole dolore e piacere.
Spontaneamente mi appoggiò le gambe sulle spalle agevolandomi il lavoro di lingua e mettendo in bella mostra sia la vagina che il buco del culo. Ci infilai un dito dentro per testarne la reazione: era un po' stretto ma le piacque e dopo un po' si rilassò.
"Fottimi!" mi implorò.
Non aspettavo di meglio.
Presi l'uccello in mano e glielo infilai in un colpo solo fino in fondo. La tenevo per le cosce e me la sbattevo sdraiata sul tavolo che scivolava ad ogni spinta. Paolo dall'altra parte le stava letteralmente scopando la bocca tirandola a sé per i capelli ricci.
Ci guardavamo sorridendo mentre Carmen mugolava di piacere.
"Cambio!" ordinò Paolo a un certo punto. Era il nostro mpdo militaresco per invertire le posizioni.
Uscii un po' a malincuore da quella bella vagina calda e avvolgente per lasciarla al mio compare.
"Girati a 90 gradi, voglio prenderti a pecora" le disse con un tono che non ammetteva repliche.
"Ben volentieri sergente!" rispose solerte Carmen posizionandosi col culo per aria e le gambe spalancate. Io salii in ginocchio sul tavolo per ficcarglielo in bocca mentre Paolo iniziava a fotterla da dietro.
Eravamo uno di fronte all'altro con quel gran pezzo di figa nel mezzo infilata come un pollo allo spiedo e felice di esserlo. Ci davamo il ritmo a vicenda e lei incassava le nostre spinte simultanee. Paolo le sculacciava il culo con dei colpi forti e secchi.
"Godi troia! Prenditi 'sti cazzi e godi" le diceva.
E lei come reazione mi ficcava le unghie nella pelle e mi aspirava l'uccello come una ventosa. Non lo mollava mai se non per leccarmi le palle o la cappella. Sentivo le vene pulsare e la sborra pronta a risalire per esploderle in bocca.
Feci un cenno a Paolo anche lui prossimo a venire. Accelerò i colpi di ariete e anche le sculacciate.
"Godi vacca, ti sfondo tutta e ti vengo dentro..."
"Siiiii... Godoooo... Sfondami, riempimi, fottimi....!!!"
In quel momento anch'io mi lasciai andare e le riempii la gola con i miei fiotti di sperma. Lei non disse nulla e continuò a succhiare ed ingoiare tutto tra mille mugolii di approvazione, mentre Paolo le assesteva gli ultimi colpi di abbrivio.
"Hai un bel tavolo resistente" le dissi dopo aver ripreso fiato.
"E non avete ancora provato il letto" mi rispose facendoci capire che non ne aveva avuto ancora abbastanza.
"Che ne dite se ci facciamo una breve doccia calda e poi andiamo in camera a mangiarci il panettone?" chiese sculettando verso il bagno.
"Che gran maiala... La arruolerei subito fra gli incursori, questa non si ferma davanti a nulla" sussurrai compiaciuto a Paolo.
Una volta a letto ricominciamo a giocare a tre accarezzandola, toccandoci, scambiandoci baci, facendo riemergere ben presto una voglia irrefrenabile. La vista del suo buco del culo in precedenza mi aveva fatto desiderare di ficcargielo dentro quanto prima. E anche Carmen mi sembrava dello stesso avviso.
Prima si posizionò a cavalcioni con la figa aperta sul viso e la bocca di Paolo che era disteso supino per farsela leccare. Nel contempo con un bel lavoro di bocca stava riportando il mio membro alla giusta intensità.
Ad un certo punto la feci arretrare e la feci sedere letteralmente sul cazzo di Paolo, impalandola per bene. La lasciai cavalcare liberamente su di lui mentre mi godevo lo spettacolo delle sue tette sode strette tra le dita del mio amico.
Poi la fermai, le dissi di chinarsi sul petto di Paolo per agevolarmi l'entrata posteriore. Non si scompose ed obbedì prontamente.
Vidi il cazzo di Paolo che scompariva nella sua figa fradicia e il buco del culo che si apriva e mi chiamava a se come una rosa che vuole attirare una farfalla.
Solo che la farfalla in questione era il mio uccello ben contento di tale invito. La umettai ben bene e iniziai ad introdurre la cappella nello sfintere. La presenza del cazzo di Paolo era un po' ingombrante ma non mi infastidiva, anzi, era sempre un piacere fare le doppiette con lui.
Senza troppi problemi le fui dentro. Diedi il tempo al mio uccello di ambientarsi e al suo culo di fare conoscenza col nuovo inquilino e poi cominciai a spingere con frequenza crescente.
"Oddio che goduria... mi state sfondando...!" era la conferma di quello che avevamo pensato il primo istante. Due cazzi, altro che gatto, era quello di cui aveva bisogno.
"Ti piace prendere due uccelli alla volta, vero? Ne avevi bisogno...Sei una gatta in calore che deve essere scopata ben bene..." le dicevo all'orecchio mentre la sfondavo.
"Siii... sono la vostra gatta, la vostra cagna, e voglio che mi continuiate a fottere, a scopare, a riempirmi..."
Mi alzai un po' sulle caviglie per entrare ancora meglio nel suo culo e spingere con più forza.
Paolo sotto di noi rispondeva da par suo a ogni cambio di intensità.
Cominciai a stantuffarla di brutto con le palle che ogni volta si schiantavano sulle sue chiappe. Percepivo la durezza del cazzo di Paolo attraverso le pareti vaginali di Carmen. Eravamo una vera macchina da guerra pronta ad esplodere.
"Ancora, ancora, ancoraaaaa..." fu l'ultimo urlo di Carmen prima che con un'ultima accelerata io e Paolo la riempissimo una seconda volta con la nostra sborra mentre lei a sua volta godeva come una matta felice.
"Wow! Ci voleva proprio... Ragazzi vi devo ringraziare, ne avevo proprio bisogno...E proprio vero che gli Alpini fanno sempre del bene alla gente!"
P.S. SONDAGGIO: Siete sensibili al fascino dell'uniforme? Lasciatemi un commento ed un voto, grazie!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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